Un popolo confuso, una città in cerca di una nuova reputazione, un turismo da incentivare con strategie di marketing territoriale da costruire in base a una identità da definire: Catania è certamente una “piccola metropoli”.
Tutte queste motivazioni mi spingono a trattare un tema che potrebbe apparire “enfatico” o “campanilistico”: ma ‘sta benedetta città -Catania- è “piccola” come da ogni parte sento insinuare, o è una “metropoli”, come viene ufficialmente definita dallo stato italiano e dai suoi stessi amministratori? Delle due, l’una!
Il tema è importante, anche perché a volte si scrive e si parla di Catania (anche recentissimamente su reti nazionali) attribuendole epiteti quali “cittadina” (indifendibile) o “provincia” (nel senso di “provinciale”), mentre in altrettante occasioni le si attribuisce una valenza da grande città. Gli stessi catanesi a volte confondono la relativa ristrettezza di certi “luoghi” fisici o sociali che per definizione sono “esclusivi”, con le dimensioni della città.
Un prodotto, bello o brutto che sia, appetibile o meno (non è questo il tema trattato), se vuoi venderlo, devi sapere almeno descriverlo per ciò che effettivamente è! Dando risalto, evidentemente, alle caratteristiche positive di cuiè eventualmente dotato.
In cartoleria, se vuoi vendere una matita, non puoi esporla un giorno nel reparto delle penne e l’indomani in quello dei colori a pastello perché avrai di certo pochi clienti ad acquistarla, e quei pochi incavolati neri per non aver trovato ciò che si aspettavano.
Il termine “metropoli” ha una valenza a parer mio “quali-quantitativa”. Se da un lato certamente definisce una città genericamente “popolosa”, dall’altro ne definisce anche alcune caratteristiche morfologiche (che peraltro contraddistinguono la stragrande maggioranza delle grosse città e le accomunano).
Prima tra queste caratteristiche, naturalmente, è la “suburbanizzazione” (o in alcuni casi “periurbanizzazione”) e cioè la presenza di un nucleo cittadino principale (mater, radice etimologica della parola “metro”) che ha sviluppato tutto attorno a sé, grazie alla sua “capacità attrattiva gravitazionale” e grazie alla fruizione delle “funzioni” che esercita, una serie di sobborghi (se c’è la mater, si sottintende che ci siano dei “figli”, ossia, appunto, i sobborghi) con i quali intrattiene rapporti intensi di interscambio.
Questi rapporti di interscambio vengono effettuati anche e soprattutto attraverso la creazione di un sistema di trasporto pubblico urbano e suburbano, e si identificano con essi tanto da prenderne il nome.
L’aspetto qualitativo e quello quantitativo sono a loro volta connessi tra di loro. Difficilmente una città con meno di 500mila abitanti, può avere delle “funzioni” (ospedali, aeroporti, commercio super specializzato, grandi eventi, etc) tanto elevate da attrarre a sé quella galassia di persone e “sinapsi” che identifica qualitativamente una metropoli.
Ho parlato non a caso di città, e non di “comuni”. E qui veniamo a Catania.
Catania è, in senso stretto, una città di circa 600mila abitanti.
Non importa a nessun geografo se i confini del comune sono disegnati in modo tale da escludere quasi la metà della popolazione residente; e non dovrebbe importare nemmeno a chi si occupa di mobilità o di marketing territoriale.
I confini di ogni singolo comune italiano sono stati disegnati in maniera differente, con logiche differenti, in tempi diversi.
Ci troviamo così con Roma che include nel comune anche città a sé stanti distanti oltre 70 km, e Milano che ha un comune di a stento un milione di residenti (eppure ci sono almeno quattro milioni di lombardi che si definiscono “milanesi”).
Scendendo nuovamente in Sicilia e proseguendo con esempi importanti: una città come Palermo ha un comune molto grande che ingloba la quasi totalità dei palermitani (pensiamo alla frazione di Mondello che dista dal centro del capoluogo tanto quanto distano dal centro di Catania Aci Trezza o Mascalucia! E ne è morfologicamente distaccata, cioè fisicamente separata ben più di quanto non lo siano queste ultime dal tessuto urbano catanese).
Si può quindi facilmente dimostrare, carte e numeri alla mano, che a fronte di circa 650mila palermitani, circa 630mila risiedano in un unico comune molto grande. Quasi tutti. Ciò implica ad esempio che quasi tutte le scelte di mobilità che riguardano i palermitani, sono in capo all’assessore al ramo del solo comune capoluogo!
Si può allo stesso modo dimostrare, che su circa 600mila catanesi, non più del 50% abita dentro i confini del comune capoluogo – un comune relativamente piccolo e che peraltro ha la sua maggiore estensione in superficie a sud, in zone disabitate (piana, aeroporto) più che nelle aree effettivamente residenziali della città.
E abbiamo parlato di “città”.
Abbiamo già detto che le città “grandi” fisiologicamente creano quasi sempre attorno a sé una galassia di piccoli e medi centri che vengono inglobati o connessi, definendo così “aree metropolitane”.
L’area metropolitana di Catania è una zona abbastanza vasta, e si può dividere in tre “anelli” concentrici.
1 – Città (Catania più quindici comuni annessi): circa 550mila abitanti;
2 – “Greater Catania”: la città di Catania più tre grosse città satellite (Acireale, Belpasso e Paternò) che le gravitano attorno ma che, a loro volta, hanno tre piccole rispettive aree di gravitazione. Circa 650 mila persone.
3 – “Area Metropolitana”: per comodità e brevità possiamo considerare i 27 comuni individuati per legge regionale nel 1986, racchiusi in una sorta di triangolo a sud dell’Etna, con una popolazione residente di circa 800mila abitanti.
Oltre queste logiche già conclamate, si intravede a più larga scala un “sistema lineare ionico” che include la città di Siracusa e quella di Messina, creando una mega area metropolitana su cui catania continua a mantenere il ruolo di centro gravitazionale, ma non andiamo oltre per non confondere le idee.
Conclusioni sull’uso della parola “metropoli” e sulla definizione della “città di Catania”.
Catania, per le sue caratteristiche qualitative e quantitative, è certamente una “piccola metropoli”. L’ossimoro è voluto.
È una metropoli, per la definizione che abbiamo visto, molto più che Palermo o Genova che sono piuttosto dei grossi comuni che non hanno saputo, per motivi economici, storici, morfologici, creare attorno a sé dei veri sistemi di gravitazione.
La città di Catania non ha certamente solo 300mila abitanti, che è un dato riferibile ai meri confini comunali certamente obsoleti.
Tutto ciò detto, bisogna stare attenti a non confondersi con la nuova definizione meramente legislativa (decisamente non tecnica) di “città metropolitana”, che è un ente territoriale della repubblica, e che di fatto sostituisce i vecchi confini provinciali.
Di queste città metropolitane ne sono state individuate 14 in italia, a mio parere a sproposito.
Le realtà urbane che in Italia avrebbero “diritto” ad assumere questa definizione e quindi necessiterebbero di una serie di accorgimenti ed interventi che possano renderle più gestibili e vivibili, sono, nell’ordine di grandezza e di “metropolitanità” che reputo più appropriato:
- Milano
- Roma
- Napoli
- Torino
- Bari
- Catania
- Firenze
- Palermo
- Genova
Cagliari, Messina e Reggio Calabria ne restano decisamente fuori.
Tenuto conto, infine, che l’aspetto “metropolitano”, in campo turistico, ha una caratteristica molto bizzarra e cioè è un elemento ricercato e “valorizzante” se è risaputo e quindi atteso, mentre viene al contrario mal sopportato e considerato un “disvalore”, se non noto e perciò inatteso, occorre capire una volta per tutte che la dimensione metropolitana di Catania va pubblicizzata, e vanno per converso contrastate e corrette tutte le errate iniziative che, per superficialità e disattenzione, la caratterizzano come “provinciale”, “città a misura d’uomo”, “cittadina”, o sinonimi che a vario titolo ne suggeriscano una caratteristica che non le appartiene, e che specialmente al visitatore impreparato, finiranno per farla apparire inutilmente grande, inutilmente caotica, inutilmente affollata.
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Quello che dici tu è giustissimo, ho studiato questi elementi quando ho fatto marketing territoriale.
La vera differenza fra una metropoli e una città sta in alcuni elementi interni, di cui uno solo è stato citato nell’articolo. Anticipo già che l’unica metropoli italiana è Milano, e parzialmente Napoli. Roma è solo un grosso centro urbano. Quali sono?
1) Il TPL come da te accennato.
Una metropoli ha un trasporto calibrato in modo da reggere l’imppatto di milioni di abitanti in centro e una serie di diramazioni interconnesse verso la periferia.
Catania da questo punto di vista ha le idee giuste, infatti sta puntanto sulla metropolitana. Manca perà del tutto la ramificazione a raggera tipica delle metropoli. Londra, ad esempio ha la circle line, a cui seguono una decina di linee che attraversono il centro verso tutte le direzioni periferiche. Anch’esse sono quasi tutte metropolitane più qualche linea di passante ferroviario e una dlr.
A catania non si può andare in tutte le direzioni (visto che da un lato c’è il mare) e l’orografia è particolare e non permette di portare ovunque strade ferrate. Questo è il motivo per cui si vorrebbe puntare sulla monorotaia. Problema: la scelta è giusta ma è sottodimensionata. Occorrerebbero almeno 3 linee direttrici più 2 trasversali (una all’altezza della prima periferia catanese) e una che va fra la prima e la seconda fascia di comuni etnei).
Inoltre, per avere connotato di metropoli occorre almeno una seconda linea di metrò nella “city”. Direi che la linea attuale dovrebbe essere chiusa ad anello fra verrazzano e monte po, e poi la linea verrazzano-librino dovrebbe essere spostata in una linea centrale che poi scenda dal viale mario rapisardi fino a p.zza europa, risalga picanello e arrivi ad una bisforcazione verso i due obelischi da un lato e verso l’ospedale cannizzaro dall’altro.
Solo così la città sarebbe veramente metropolitana, almeno nel trasporto. Tutte le direzioni sarebbero coperte: sud e nord dal passante, sud-ovest dalla metro (verso paternò), ovest nelle tre diretrici dalla monorotaia, il centro dalla metro. Una delle due trasversali monorotaie dovrebbe partire da belpasso e andare verso acireale (in modo da coprire il secondo fuoco cittadino).
2) Le metropoli hanno sempre alcuni quartieri immediatamente distinguibili: ci deve sempre essere il quartiere finanziario, il quartiere dei servizi, il quartiere commerciale ed il quartiere turistico/divertimento.
C’è solo un centro “cu po fari fa”. Se vai nelle metropoli identifichi immediatamente i 4 quartieri. In metropoli molto grosse ne hanno anche più di uno per ogni tipologia (tipo quello principale e alcuni di seocnda fascia che per motivi di spazio o economici non sono entrati nel principale).
I quartieri debbono avere caratteristiche atte a favorire quel tipo di attività e creare attrazione di persone e capitali.
Qual’è il quartiere finanziario? insomma, dove stanno i grattacieli? Da nessuna parte, altrimenti le cubature…
Qual’è il quartiere dei servizi? Insomma, dove stanno i grattacieli più piccolini adatti ai servizi al pubblico?
Qual’è il quartiere commerciale? Abbiamo 7 centri commerciali di cui nessuno opera al centro. In pratica buttiamo fuori la gente dal centro città… Al centro non ci va nessuno tranne che per cazzeggiare.
Qual’è il quartiere turistico e per divertirsi? In pratica sarebbe il centro, ma siccome il centro fa anche da servizi (corso sicilia), da commerciale (negozietti di vario tipo), e finanziario (si fa per dire sempre al corso sicilia) ed inoltre c’è pure la fera o lune, difatti il centro storico è totalmente deturpato da flussi non in linea con il turismo ed il divertimento.
Per diventare metropoli occorre identificarli, avviarli e organizzarli altrimenti rimaniamo solo una grossa cittadina provinciale!
Non siamo metropoli perché gli amministratori non gestiscono Catania come fosse una metropoli e quindi la gente si immedesima nel ruolo della cittadina. Se iniziassero a gestire catania come una metropoli automaticamente tutti si comporterebbero da metropolitani.
scusate qualche errore di battitura ma ho scritto di fretta.
Cagliari fuori??
Vedo però che anche a Bologna per lei non merita essere considerata una città metropolitane
non capisco il criterio però sicuramente una cosa l’ho capita, lei non conosce Cagliari.
Cagliari così come Catania è una conurbazione abbastanza vasta che comprende comuni di 80.000 abitanti e vedi Quartu Sant’Elena intimamente fusi col tessuto urbano della città capoluogo non mi sembra molto disimile dalla realtà di Catania.
Non credo che siano 100.000 persone in più o in meNo in meno a dare il il titolo di metropoli. Le metropoli sono realtà ben diverse siadaCatanis che Cagliari Bari o Palermo
Mi sembra invece la sua, una vecchia diatriba di campanile con Palermo. Rimane il fatto che sia Catania sia Cagliari non sono certamente delle metropoli ma sono delle conurbazione più o meno vaste più o meno estese. Anche perché in Italia ci sono ben altre conurbazioni che potrebbero essere assurte a città metropolitana e non sono state incluse, vedi Bergamo.
Bergamo è infatti una estesa conurbazione con una città capoluogo di appena 120.000 abitanti.Ma se si osserva bene la sua conurbazione va oltre i 700.000 residenti di comuni che fanno un contnuum con la città madre.
Come vede non trattasi di metropoli ma di conurbazione e la legge della città metropolitana a voluto semplicemente normale delle realtà che in Italia sono già presenti
Mi preoccuperei piuttosto non di apparire grande, Bensì magari un po’ più piccolo ma meglio curato perché a parte gli scintillio del centro di piazza Duomo e via etnea le vie adiacenti meritano una cura maggiore che non deve essere a scapito dell’estensione della città.
Si è grandi soprattutto nella cura dlla propria città.